giovedì 22 aprile 2010

Cat Power - The covers record (2000)

Proprio in questi giorni la Marshall fa unscire un altro disco di covers, a 8 anni di distanza da questo che mi permise di entrare nel suo mondo felino ed estremamente fragile. Mi sembrò così talmente toccante e crudo che non potei fare a meno di comprarlo (courtesy by Pig, il mio vecchio amico che aveva il negozio di dischi e me li faceva ascoltare per decidere quali acquistare).
Non aveva importanza se erano covers, tant'è che poi mi procurai i suoi precedenti ed erano altrettanto validi. La performance era implosiva e delicatissima, con la sua voce suadente accompagnata solo da una chitarra o da un piano, suonati in maniera spartana. Non ho mai avuto l'opportunità di vedere un suo show e ho letto spesso della sua (presunta) bizzarria personale, pensando che comunque sia un personaggio che ha tutto il mio rispetto e ammirazione. Una ragazza spontanea e genuina, che stravolge covers in maniera intimista e devastante, e che di certo non genera indifferenza.
I primi 3 pezzi sono un soffio impercettibile, che fissano l'ambiente, malinconico e disincantato. Naked if I want to risveglia con un minimo di impeto ed una melodia memorabile ed una vocalità da brividi. Quello della Marshall è un folk-blues alieno e completamente immerso nel proprio mondo, che ha ben poco da spartire con quello degli altri, al punto che coverizza persino se stessa con In this hole. Nella seconda parte il piano prende il posto della chitarra e l'atmosfera si fa ancora più rarefatta. Il capolavoro secondo me si trova nei due minuti scarsi della reediana I found a reason, una ballad statica dalla bellezza commovente. In Wild is the wind c'è appena il tempo di fare una piccola parte da femme fatale, ma è solo una breve impressione. Il suo sembra un vuoto esistenziale inguaribile, salvo poi tornare allegra ed espansiva con Paths of victory e Salty dog.
Un disco che non è piaciuto a tutti. Io lo feci ascoltare ad un mio amico stoned dai gusti mainstream e rimase assolutamente ipnotizzato. Lo chiamavamo il Filosofo.

(Originalmente pubblicato il 07/03/2008)

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