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Non starò a disquisire sui meriti lirici e socio-filosofici di questo grande power-trio innovatore degli anni '80. Nonostante tutti indichino
Zen Arcade come loro vertice espressivo, io mi sento più legato a questo congedo con il quale gli HD salutarono e si sciolsero. Composto da 20 pezzi equalmente divisi fra Hart e Mould, che già ai tempi della registrazione non riuscivano a parlarsi,
Warehouse si può certo definire il più accessibile fra le loro produzioni e contiene delle gemme pop-hardcore assolutamente trascinanti. Ammetto che fra i due songwriters ho sempre preferito di gran lunga Bob Mould, in grado di sfogare il suo ego ombroso e malinconico in maniera brillante ed impeccabile, con quella voce nasale che tradisce urgenza e bisogno di comunicare.
Ice Cold Ice è una mazzata al volto, un anthem che viaggia veloce come un treno. Non è mai da sottovalutare, oltretutto, l'apporto assolutamente impeccabile di Greg Norton, oscuro collante del power-trio. Un altro pezzo-bomba da assegnare agli annali secondo me è
Bed of Nails, dall'approccio doloroso ed emozionante. Ma il suo percorso è illuminato anche da pezzi dal sapore più melodico che sono indimenticabili fin dal primo ascolto, come
No reservations o
l'irresistibile
Up in the air.
Sono composizioni dalle strutture semplici, impossibili da descrivere proprio perchè risiede tutto nella grandezza del songwriting.
Hart è sempre stato molto più orientato sul lato pop-melodico, con una lieve inclinazione ai '60.
In questa sede voglio citare
Too much spice e
She Floated away, ma soprattutto la breve e drammatica
I'll tell you tomorrow, che impressiona in contrapposizione al generale melodismo dei suoi altri pezzi.
(Originalmente pubblicato il 05/03/2008)
Disco della mia adolescenza...pezzo sul quale mi sono contorto e poi incupito e poi euforizzato e poi illuminato e poi arrabbiato e poi disteso e poi e poi...Bed of Neils.
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