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Ammetto che al primo ascolto non mi era sembrato un granchè, almeno fino al pezzo n. 6, The loneliest madamoiselle, una perla struggente con tanto di archi. Sparo canta a voce bassa e strascicata e sforna accordi sparuti (eh eh appunto!) con una elettrica dal suono pulito, quando non usa un synth spartano e glaciale.
A partire dal pezzo sopracitato, il disco prende quota lentamente. Send for me è un altra bellissima song, non fosse altro che per lo straccio di tamburi che aiuta a movimentare il ritmo.
Here comes the future e i suoi campionamenti post-industriali fanno venire in mente i Calla apocalittici del primo album, uscito appena un anno prima.
Un disco da digerire e assimilare senza fretta.
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