Un folksinger americano (gran bel nickname!) che conia un sound rarefatto e svogliato, da crooner ubriaco, con qualche interessante intrusione elettronica.
Ammetto che al primo ascolto non mi era sembrato un granchè, almeno fino al pezzo n. 6, The loneliest madamoiselle, una perla struggente con tanto di archi. Sparo canta a voce bassa e strascicata e sforna accordi sparuti (eh eh appunto!) con una elettrica dal suono pulito, quando non usa un synth spartano e glaciale.
A partire dal pezzo sopracitato, il disco prende quota lentamente. Send for me è un altra bellissima song, non fosse altro che per lo straccio di tamburi che aiuta a movimentare il ritmo.
Here comes the future e i suoi campionamenti post-industriali fanno venire in mente i Calla apocalittici del primo album, uscito appena un anno prima.
Un disco da digerire e assimilare senza fretta.
(Originalmente pubblicato il 04/03/2008)
Ammetto che al primo ascolto non mi era sembrato un granchè, almeno fino al pezzo n. 6, The loneliest madamoiselle, una perla struggente con tanto di archi. Sparo canta a voce bassa e strascicata e sforna accordi sparuti (eh eh appunto!) con una elettrica dal suono pulito, quando non usa un synth spartano e glaciale.
A partire dal pezzo sopracitato, il disco prende quota lentamente. Send for me è un altra bellissima song, non fosse altro che per lo straccio di tamburi che aiuta a movimentare il ritmo.
Here comes the future e i suoi campionamenti post-industriali fanno venire in mente i Calla apocalittici del primo album, uscito appena un anno prima.
Un disco da digerire e assimilare senza fretta.
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