domenica 25 aprile 2010

Patto - Patto (1970)

Penso che se ci fosse una classifica dei gruppi più sfigati nel vero senso della parola, i Patto sarebbero probabilmente sul podio.
Ma come? Un quartetto dal talento e dalla tecnica eccellente, che sfoderava un blues-soul-jazz-rock graffiante e per nulla scontato, dopo due dischi nel 1972 viene scaricato dalla benemerita Vertigo? Ok, non vendevano come i Black Sabbath, ma altre bands del periodo nel rooster non avevano molto più successo. E comunque, se non bastasse la sfortuna commerciale, è stata impressionante la persecuzione che ha falcidiato i 4 anni dopo: il vocalist Mike Patto morì di cancro a soli 37 anni e il chitarrista extraordinarie Ollie Halsall venne annientato da un overdose di eroina nel 1992. Come se non bastasse, la sezione ritmica, Clive Griffiths e John Halsey, nei primi anni '80 ebbe un terribile incidente stradale di ritorno da un concerto, lasciando il primo in stato coma-vegetativo e semi-paralizzato. Auguro lunga vita al 60enne Halsey.....
Tornando al 1970, tutti e quattro avevano un background autoritario quando si formarono, non erano esattamente dei debuttanti. Per cui, l'intento era quello di coniare una musica fortemente coinvolgente, che attingesse in misura eguale dall'hard-rock ma anche dalla ballata melodica intrisa di soul, dalla jam jazz e dal blues. La tecnica stava dalla loro parte: Patto era un forte cantante dalla voce grassa e ruvida, dal timbro fluido e rude, da far sembrare Rod Stewart un dilettante. Halsall era un virtuoso mancino che suonava l'SG ad una velocità incredibile e con gusto sopraffino, capace di acrobazie iperboliche. La sezione ritmica non era certo da meno, però. Halsey sapeva swingare con perizia come un consumato jazzista ma quando c'era da dare gas non era da meno di Keith Moon. Griffiths didascalizzava alla grande con un basso sgusciante e impeccabile.
Come succede spesso nel caso di chi è molto dotato tecnicamente, il songwriting non è proprio epocale. Ma mi entusiasmo sempre nel sentire il vibrafono seguito dalle progressioni devastanti di The man, il boogie circolare di Hold me back, o lo showcase chitarristico di Red Glow, in cui Halsall concede una prova davvero fenomenale. Time to die è una ballata semi-acustica che stempera i toni (guarda caso nello stesso anno in cui Lucio Battisti fece Il Tempo di morire!), Government Man propone un tema blues-rock dal tempo dispari. Money Bag è lo spazio per l'auto-indulgenza dei tre virtuosi, un free-jazz basso-chitarra-batteria dissonante che sfuma in un soffice soul. Davvero straniante.
Da ricordare.

(originalmente pubblicato il 14/04/08)

2 commenti:

  1. PATTO, uno dei gruppi migliori che abbiano mai calcato le scene del rock-jazz-blues.
    Sfortunati ma geniali, indimenticabili. Mi mancano le BBC sessions per completare la loro discografia... e poi CI MANCANO le registrazioni live che Alvin Lee fece del gruppo quando apriva i suoi concerti. E siccome i Patto erano molto meglio dei Ten Years After, la gelosia ha fatto si che lui, queste registrazioni, non le desse mai alle stampe. Bastardo.
    Ciao, Sergio (polypo@bluewin.ch)

    RispondiElimina
  2. Ciao! Ah, curiosa questa di Lee, non la sapevo ma posso immaginarmela. E sì, i Patto erano di gran lunga superiori.
    Ti passo le BBC Sessions, se vuoi, ma ti avviso che la fedeltà è piuttosto bassa.
    Warts And All lo conosci?
    http://www.pattofan.com/Patto/warts_and_all.htm

    RispondiElimina