venerdì 23 aprile 2010

Karate - In place of real insight (1997)

Dura la vita dei chitarristi diplomati in jazz che si cimentano nel rock indipendente. Ma mentre Page Hamilton degli Helmet continua testardamente a fare cose inutili con degli Helmet che non hanno nulla del passato glorioso, Geoff Farina ha optato per un forfait dovuto a problemi di udito (?). Salvo recuperarli parzialmente negli ultimi tempi, ricordo che ebbi una crisi di rigetto ascoltando la svolta lounge dei suoi Karate a partire dal 2000; era troppo vivo il ricordo dei primi due, fondamentali dischi. Nel 1995, anno di morte dei Codeine, comparivano con tempismo a dare vigore e sentimento allo spirito catatonico indie. Nel 1997 pubblicavano il loro capolavoro assoluto, questo In place of real insight. Una vertigine dinamica che mixa abilmente slo-core ed emo in soluzione di continuità.
This plus slow song apre con titolo programmatico: la grazia e la perizia del quartetto si eleva fin da subito. New Martini fu un inno emo per me e per quei pochi intimi che eravamo a vederli al Link nel 1998, un anthem incalzante che non si dimentica. Dopo lo strumentale Wake up decide inizia il cuore pulsante del disco ed è una scossa sismica; It's 98 stop condensa tonnellate di spunti in 4 minuti, da eleggere a vetta espressiva di tutta la carriera della band. Da qui alla chiusura pacifica di Today or tomorrow è un continuo alternarsi di piano/forte, lento/veloce che esalta non solo il songwriting ricco e conciso ma anche l'abilità strumentale e lo stile dei Karate.

(Originalmente pubblicato il 29/03/2008)

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