La saga dei cantautori fuori di testa non può non includere Camisasca. E' chiaro che il suo impatto storico è molto inferiore ai vari Barrett,Spence,Green e così via, ma è comunque un nome che non suscita indifferenza. Milanese, amico profondo di Franco Battiato (fecero il militare assieme), debuttò per la stessa casa disografica che in quegli anni faceva uscire i primi album pionieristici del siciliano, dopodichè fu il silenzio. Qualunque cosa sia successa nel frattempo, è riaffiorato timidamente facendo il paroliere negli ultimi 20 anni per diversi artisti italiani.
"La finestra dentro" fu un disco veramente surreale, prima di tutto per i testi, incredibilmente strani. Chi è stato per primo a parlare di transessuali in una canzone italiana? Sicuramente lui, ci metto la mano sul fuoco. In un intervista di molti anni dopo dichiara che i contenuti del disco rivelavano un profondo disagio esistenziale. Gran parte dei miei amici che l'hanno ascoltato sono rimasti inebetiti, spiazzati e a volte disgustati. Si va da temi assolutamente tabù per l'Italia di quel periodo come quello sopracitato (John), all'autolesionismo (Un galantuomo), a viaggi mentali kafkiani (Metamorfosi), viaggi al centro della terra (Scavando col badile) e viaggi in altri mondi (Il regno dell'eden).
Musicalmente Camisasca faceva un cantautorato prog dai suoni suggestivi, improntato principalmente su chitarre acustiche e tastiere. Un sound fortemente ancestrale, lievemente paragonabile al primo disco di Alan Sorrenti, Aria. La sua voce è altamente evocativa e di ottimo livello.
Un disco da ascoltare almeno una volta se si è cultori del prog.
"La finestra dentro" fu un disco veramente surreale, prima di tutto per i testi, incredibilmente strani. Chi è stato per primo a parlare di transessuali in una canzone italiana? Sicuramente lui, ci metto la mano sul fuoco. In un intervista di molti anni dopo dichiara che i contenuti del disco rivelavano un profondo disagio esistenziale. Gran parte dei miei amici che l'hanno ascoltato sono rimasti inebetiti, spiazzati e a volte disgustati. Si va da temi assolutamente tabù per l'Italia di quel periodo come quello sopracitato (John), all'autolesionismo (Un galantuomo), a viaggi mentali kafkiani (Metamorfosi), viaggi al centro della terra (Scavando col badile) e viaggi in altri mondi (Il regno dell'eden).
Musicalmente Camisasca faceva un cantautorato prog dai suoni suggestivi, improntato principalmente su chitarre acustiche e tastiere. Un sound fortemente ancestrale, lievemente paragonabile al primo disco di Alan Sorrenti, Aria. La sua voce è altamente evocativa e di ottimo livello.
Un disco da ascoltare almeno una volta se si è cultori del prog.
(Originalmente pubblicato il 28/03/2008)
Nessun commento:
Posta un commento