mercoledì 21 aprile 2010

Killing Joke - Extremities, dirt and various repressed emotions (1990)

Il disco della resurrezione con il quale i KJ, forse ringalluzziti dal crescente successo dei Ministry, si ripresero e si diedero una svegliata dopo almeno 5-6 anni di dischi piatti e soporiferi. Su Extremities è evidente l'apporto del nuovo batterista Martin Atkins, che contribuisce ad un notevole indurimento del suono. Gli anni '80 erano ormai finiti e Jaz Coleman & co., non si sa quanto furbamente, decisero di tornare agli antichi e violenti fasti. Fatto sta che i primi due pezzi sono due monoliti assolutamente devastanti, fra le cose migliori in assoluto che abbiano mai fatto: Money is not our god ha l'andamento epico di una corazzata, Age of greed è una decina di minuti da inquadrare come loro vertice produttivo assoluto: la batteria frenetica, il salmodiare isterico social-politico di Coleman, le rasoiate di Geordie, un senso di caos e straniamento che coinvolge fino alle ossa.
Con una partenza così, il resto del disco inevitabilmente soffre il confronto, forse anche per la lunghezza. Da segnalare anche Solitude, un altro macigno interrotto da una breve e suggestiva fase onirica.

(Originalmente pubblicato il 28/02/2008)

1 commento:

  1. francamente,il primo diosco di killing joke,con requiem ecc..è uno dei dischi che amo di più in assoluto..fantastico..poi però più niente,secondo me.solo pallidissime copie..

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