domenica 25 aprile 2010

Polvo - Exploded Drawing (1996)

Una grande band durata troppo poco, appena 6-7 anni e chissà cosa avrebbero potuto fare se qualcuno di loro non avesse preso sbandate per musica indiana o per una ragazza che suonava in un altro gruppo, ma va bene così per carità, si sciolsero amichevolmente e forse quest'anno si riuniranno per suonare al All Tomorrow's Parties.
Non erano dei semplici emuli dei Sonic Youth, questa è la verità. Non lo dico perchè non ho mai perso la testa per Moore & Co., ma solo perchè il miscuglio barbaro che i 4 della North Carolina proponevano era qualcosa di molto più complesso, meno iconoclasta sicuramente; ancorati a terra da pesanti destrutturazioni noise ma liberi di volare con improvvise elucubrazioni psico-esotiche, concepirono questo Exploded Drawing che fu senz'altro la loro opera più completa e coraggiosa, vista anche la lunghezza. Ben sedici pezzi per 70 minuti e nessun segnale di monotonia o stanchezza.
Ovviamente le chitarre di Bowie e Brylawsky dominano la scena dall'inizio alla fine, autrici di un lavoro monumentale di torbidi contrappunti, di muri di suono, di atonalità funzionali.
When you will die for the last time in my dreams, il pezzo finale, oltre ad avere uno dei titoli più belli che abbia mai sentito, è il più lungo in scaletta(12 minuti) ed è l'unica concessione fatta alla jam pura, ma prima riassume molto bene il Polvo-sound; filigrane di chitarre sporche ma ad alto tasso melodico, con composizioni spigolose, scarti ritmici improvvisi, aperture meditative dal vago sapore indianeggiante, qualche pantomima in stile tardo '60's, brevi fasi controllate di rumore bianco. Anche se non si può parlare di psichedelia o progressive per manifesta diversità e concezione, appariva chiaro che nelle influenze compositive dei 4 c'era anche questo, oltre a molto altro.
High wire moves è un altro piccolo capolavoro in questo senso, un torrente di lava hardcore noise che all'inizio sembra fondere gli Husker Du e Dinosaur Jr più cattivi, salvo poi divagare e rallentare fino alla stasi lisergica. Altre grandi composizioni che si avvalgono di tutto questo calderone sono Fast Canoe, Feather of forgiveness, Snowstorm in Iowa, Crumling down. Pezzi che riescono persino ad essere emozionali nei momenti più atonali, l'esatto contrario della freddezza distaccata dei SY.
Il bello però è che, sotto la scorza dura, compare un'anima pop assolutamente irresistibile: In this life è racchiusa in quattro minuti di melodia purissima che in mano a Ranaldo & Co. sarebbe diventato un hit mondiale. Anche la caracollante The purple bear, da far invidia a J Mascis, e la filastrocca elettrica di Taste of your mind rivelano una band sorniona che con grande ironia e padronanza destrutturava generi, strutture e luoghi comuni dell'indie rock a stelle e strisce.

(originalmente pubblicato il 20/04/08)

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