Scheletri nell'armadio?
Ebbene, i tanto vituperati Pooh, anche loro nei primi anni '70 furono protagonisti dell'età dell'oro della musica italiana producendo un paio di dischi molto belli di pop sinfonico, Alessandra (1972) e specialmente questo Parsifal, un riuscito tentativo di mischiare musica melodica tipicamente italiana con il progressive meno complesso, grazie al massiccio contributo di un'orchestra completa.
La cosa che mi fa apprezzare di più questo disco è legata anche ad un discorso storico, in quanto ogni secondo fa respirare il profumo di un epoca che forse è stata la migliore anche a livello sociale, in cui la vita era molto più semplice con meno mezzi e più aggregazione. I testi in questo caso sono esemplari; anche 35 anni fa i problemi esistenziali erano all'ordine del giorno, ma sono trattati con un umanità ed una semplicità disarmante. E pensare che non c'è proprio aria di festa; si parla di morti imminenti, tradimenti, abbandoni, fughe ed esili, sbornie da delusioni, playboys falliti e cornificati, e quant'altro. Le atmosfere musicali non sono da meno; grande respiro degli archi, pezzi struggenti e melodrammatici, poco stucchevoli anche nei momenti dei cori più massicci.
Il folk-valzer di La Locanda è uno dei momenti migliori nella sua sobrietà. Come si fa, Io e te per altri giorni e Solo cari ricordi sono i più riusciti a livello compositivo; la forma canzone si presta perfettamente ai bordoni di archi e ai climax emozionali.
Ma la ciliegina è la title-track finale, unico pezzo a poter essere definito prog. Nonostante un discutibile testo criptico e medioevale, indubbio retaggio del grande successo del periodo del genere, Parsifal è una suite sepolcrale ed epico-classicheggiante da mozzare il fiato, con un grande Battaglia all'elettrica, che da sola vale il prezzo dell'intero disco.
(originalmente pubblicato il 22/04/08)
Ebbene, i tanto vituperati Pooh, anche loro nei primi anni '70 furono protagonisti dell'età dell'oro della musica italiana producendo un paio di dischi molto belli di pop sinfonico, Alessandra (1972) e specialmente questo Parsifal, un riuscito tentativo di mischiare musica melodica tipicamente italiana con il progressive meno complesso, grazie al massiccio contributo di un'orchestra completa.
La cosa che mi fa apprezzare di più questo disco è legata anche ad un discorso storico, in quanto ogni secondo fa respirare il profumo di un epoca che forse è stata la migliore anche a livello sociale, in cui la vita era molto più semplice con meno mezzi e più aggregazione. I testi in questo caso sono esemplari; anche 35 anni fa i problemi esistenziali erano all'ordine del giorno, ma sono trattati con un umanità ed una semplicità disarmante. E pensare che non c'è proprio aria di festa; si parla di morti imminenti, tradimenti, abbandoni, fughe ed esili, sbornie da delusioni, playboys falliti e cornificati, e quant'altro. Le atmosfere musicali non sono da meno; grande respiro degli archi, pezzi struggenti e melodrammatici, poco stucchevoli anche nei momenti dei cori più massicci.
Il folk-valzer di La Locanda è uno dei momenti migliori nella sua sobrietà. Come si fa, Io e te per altri giorni e Solo cari ricordi sono i più riusciti a livello compositivo; la forma canzone si presta perfettamente ai bordoni di archi e ai climax emozionali.
Ma la ciliegina è la title-track finale, unico pezzo a poter essere definito prog. Nonostante un discutibile testo criptico e medioevale, indubbio retaggio del grande successo del periodo del genere, Parsifal è una suite sepolcrale ed epico-classicheggiante da mozzare il fiato, con un grande Battaglia all'elettrica, che da sola vale il prezzo dell'intero disco.
(originalmente pubblicato il 22/04/08)
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