Basho era un chitarrista acustico dalle corde d'acciaio che suonava in maniera spericolata, con grande tecnica e calore. Mi sono avvicinato a questo disco (non ne ho sentiti altri di lui) perchè ero rimasto un po' freddo all'ascolto di John Fahey ed ero curioso di sentire questo masterpiece decantanto del classico genere dei chitarristi acustici americani degli anni 60/70.
Song of the stallion è un disco che genera ipnosi melodiche. Basho canta di tanto in tanto rivelando un vibrato impetuoso e potente, seppur anacronistico. Ma ovviamente è la sua chitarra a dettar legge, e il sapore che si ricava dalle 7 tracce è un misto di folk americano, country, suggestioni orientali, tutto sapientemente dosato. L'umore varia dal melanconico al gioioso, dal dimesso all'epico con soluzione di continuità.
Un disco da assimilare con pazienza e concentrazione; è fin troppo facile perdere il filo delle spirali di questo maestro.
(originalmente pubblicato il 15/05/08)
Song of the stallion è un disco che genera ipnosi melodiche. Basho canta di tanto in tanto rivelando un vibrato impetuoso e potente, seppur anacronistico. Ma ovviamente è la sua chitarra a dettar legge, e il sapore che si ricava dalle 7 tracce è un misto di folk americano, country, suggestioni orientali, tutto sapientemente dosato. L'umore varia dal melanconico al gioioso, dal dimesso all'epico con soluzione di continuità.
Un disco da assimilare con pazienza e concentrazione; è fin troppo facile perdere il filo delle spirali di questo maestro.
(originalmente pubblicato il 15/05/08)
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