Un ottimo folksinger scozzese dallo stile vocale altamente creativo e dalla musicalità elegante, John Martyn ebbe la sua stagione migliore nei primi anni '70. Solid Air è uno dei suoi dischi più decantati dalla critica, in cui poteva beneficiare dell'eccellente accompagnamento dei Fairport Convention.
Con un background nel blues di fine anni '60, Martyn aveva saputo far fluttuare le sue brillanti composizioni in un contesto che era jazz-folk nobile, senza estremismi ma con una rilevante poliedricità. Nei pezzi più intimisti e rilassati (Solid Air, May you never, Don't want to know) sapeva cogliere spunti di pop sopraffino con squisiti arrangiamenti lounge.
Quando decideva invece di tirare fuori le unghie e far valere le sue doti vocali, come in I'd rather be the devil o Dreams by the sea, Martyn dimostrava un talento sanguigno.
Palma del miglior pezzo secondo me a The man in the station, un motivo circolare dal break irresistibile.
Con un background nel blues di fine anni '60, Martyn aveva saputo far fluttuare le sue brillanti composizioni in un contesto che era jazz-folk nobile, senza estremismi ma con una rilevante poliedricità. Nei pezzi più intimisti e rilassati (Solid Air, May you never, Don't want to know) sapeva cogliere spunti di pop sopraffino con squisiti arrangiamenti lounge.
Quando decideva invece di tirare fuori le unghie e far valere le sue doti vocali, come in I'd rather be the devil o Dreams by the sea, Martyn dimostrava un talento sanguigno.
Palma del miglior pezzo secondo me a The man in the station, un motivo circolare dal break irresistibile.
(originalmente pubblicato il 16/05/08)
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