Della serie: non spariamo su tutti gli anni '80!
Lo dice uno che è rimasto segnato nell'infanzia dalla musica di quegli anni. Uno che è stato bombardato dalle radio commerciali, da tutte quelle batterie che suonavano come fustini di latta, da quelle ondate di tastiere edulcorate, da tutti quei lustrini, da tutto ciò che rappresentava insomma l'essenza del decennio glamour. Uno che poi, quando ha messo su una cover band di hard rock anni '70, si faceva prendere in giro dai compagni che lo definivano "un bassista anni '80". La crisi di rigetto poi venne quando, un filo più grandicello, iniziai a scoprire qualcos'altro, quello che le radio non trasmettevano mai. La crisi di rigetto si fece più forte nel 91 quando Radio Rai iniziò a trasmettere i Nirvana, ma quelle sono altre storie.
Non tutto ciò che fu prodotto in cima alle classifiche però era spazzatura. I Talk Talk io me li ricordavo per "Such a shame" e "It's my life", mi ero perso la loro fase isolazionista, fino a quando non sono corso a recuperare tutti i loro album quest'estate, e rimasto sconvolto all'ascolto di Spirit of Eden e Laughing Stock. Grande Mark Hollis, un vero artista integralista, uno che si era affrettato a raggiungere il successo per poi poter ottenere una sua indipendenza autoritaria. Basta provare a leggere qualche intervista degli anni e si capisce che era un uomo talmente vero, talmente incapace di recitare che poteva sia insultare l'interlocutore che mettersi a piangere, di fronte alle provocazioni.
Questo è un live del 1986, ed è assolutamente emozionante. Il primo pezzo, Tomorrow started, è quasi commovente. Ci sono anche i super-hits che vendettero di più in Italia che nel resto del mondo, ma sono suonate con energia, cuore e passione.
Stavano lentamente cambiando pelle e se lo potevano permettere.
(Originalmente pubblicato il 20/12/2007)
Lo dice uno che è rimasto segnato nell'infanzia dalla musica di quegli anni. Uno che è stato bombardato dalle radio commerciali, da tutte quelle batterie che suonavano come fustini di latta, da quelle ondate di tastiere edulcorate, da tutti quei lustrini, da tutto ciò che rappresentava insomma l'essenza del decennio glamour. Uno che poi, quando ha messo su una cover band di hard rock anni '70, si faceva prendere in giro dai compagni che lo definivano "un bassista anni '80". La crisi di rigetto poi venne quando, un filo più grandicello, iniziai a scoprire qualcos'altro, quello che le radio non trasmettevano mai. La crisi di rigetto si fece più forte nel 91 quando Radio Rai iniziò a trasmettere i Nirvana, ma quelle sono altre storie.
Non tutto ciò che fu prodotto in cima alle classifiche però era spazzatura. I Talk Talk io me li ricordavo per "Such a shame" e "It's my life", mi ero perso la loro fase isolazionista, fino a quando non sono corso a recuperare tutti i loro album quest'estate, e rimasto sconvolto all'ascolto di Spirit of Eden e Laughing Stock. Grande Mark Hollis, un vero artista integralista, uno che si era affrettato a raggiungere il successo per poi poter ottenere una sua indipendenza autoritaria. Basta provare a leggere qualche intervista degli anni e si capisce che era un uomo talmente vero, talmente incapace di recitare che poteva sia insultare l'interlocutore che mettersi a piangere, di fronte alle provocazioni.
Questo è un live del 1986, ed è assolutamente emozionante. Il primo pezzo, Tomorrow started, è quasi commovente. Ci sono anche i super-hits che vendettero di più in Italia che nel resto del mondo, ma sono suonate con energia, cuore e passione.
Stavano lentamente cambiando pelle e se lo potevano permettere.
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