domenica 25 aprile 2010

Garybaldi - Astrolabio (1973)

Immagino che sentire parlare di Hendrix dia ancora lievemente fastidio a Bambi Fossati, virtuoso chitarrista genovese che oggi è un signore di mezza età che vive impartendo lezioni a giovani aspiranti. Quarant'anni fa ci provava anche lui a ritagliarsi uno spazio importante nel rock italiano con l'inseparabile Cassinelli al suo fianco. In 6 anni i suoi gruppi ebbero 3 nomi diversi, segno forse di inguaribile inquietudine, dopodichè si ritirò dalle scene.
I Garybaldi fecero solo 2 dischi ma segnarono più marcatamente il panorama italiano con una formula vivace e piena di colori, che attingeva dal blues-rock grazie soprattutto alla Fender del leader, ma che si sapeva fare largo con strutture prog complesse ed aperte ad un crossover ante-litteram.
Astrolabio conteneva due brani di 20 minuti, nel tipico segno free-form dei primi '70. Madre di cose perdute inizia placida e malinconica, si respira ovunque aria di Mar Mediterraneo. Piano piano Fossati si ritaglia il primo piano, con assoli lancinanti, raddoppiati quà e là. L'organo di Marchi crea un tappeto molto importante nell'economia del sound di questa suite tipicamente prog, ma è girando il vinile che si scopre un irresistibile mattone.
Fossati saluta gli amici invitati che entrano alla spicciolata nella sala prove e annuncia che stanno per suonare un pezzo nuovo, hanno intenzione di farlo sentire loro. Sette ? è registrato in quella sede ed è l'epitaffio dei Garybaldi. Un giro di basso sornione introduce l'espressione più sanguigna del blues-rock italiano che io abbia mai sentito. Fossati è in forma stratosferica e sforna note allungate all'impossibile e doppia gli assoli con la voce. Il gruppo lo segue fedelmente fra stacchi spettrali e riprese ruggenti. Nel finale, fra un tema e l'altro, intonano persino le note della tradizionale Fra' Martino!
Gli amici applaudirono, il pezzo meritava di essere pubblicato.

(originalmente pubblicato il 11/05/08)

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