Pur non essendo grande fan di O'Rourke e non avendo ascoltato nessun disco dei Wilco, ho trovato Born again in the Usa abbastanza gradevole e degno di annotazione. Non fosse altro per Ruling Class, il mio pezzo preferito, uno spassosissimo country-rock che, fra fischiettii e scale cromatiche, mi ricorda vagamente le colonne sonore dei film con Bud Spencer e Terence Hill di tanti anni fa.
Hey chicken invece mi ricorda Rock and Roll doctor dei Black Sabbath, sarà anche per quel campanello ma anche per strutture e riff. Answer to your question è un folk sussurrato dall'arrangiamento squisito. Ecumenical matter e Wreckroom si muovono su direttive epico-prog, chiaramente asciutte a causa del fatto che si tratta di un trio ad eseguirlo. L'aspetto produttivo è parecchio accentuato a causa di O'Rourke, che conferisce un tocco curatissimo in ogni piccolo dettaglio. Sarà piaciuto senz'altro agli audiofili incalliti.
Il resto del disco si agita fra siparietti e boogie-rock tipicamente '70, melodie fin troppo accentuate e stacchi quasi cabarettistici.
Un disco non particolarmente focalizzato, quindi, che naviga un po' incerto fra le varie coordinate dei tre ma che nel complesso si salva per i pezzi sopracitati, dimostrazioni di talento espressivo che non sempre riesce a venire a galla.
Come a dire, c'è chi ha il songwriting e c'è chi ha le doti di produzione. Non sempre si hanno tutt'e due.
(originalmente pubblicato il 10/05/08)
Hey chicken invece mi ricorda Rock and Roll doctor dei Black Sabbath, sarà anche per quel campanello ma anche per strutture e riff. Answer to your question è un folk sussurrato dall'arrangiamento squisito. Ecumenical matter e Wreckroom si muovono su direttive epico-prog, chiaramente asciutte a causa del fatto che si tratta di un trio ad eseguirlo. L'aspetto produttivo è parecchio accentuato a causa di O'Rourke, che conferisce un tocco curatissimo in ogni piccolo dettaglio. Sarà piaciuto senz'altro agli audiofili incalliti.
Il resto del disco si agita fra siparietti e boogie-rock tipicamente '70, melodie fin troppo accentuate e stacchi quasi cabarettistici.
Un disco non particolarmente focalizzato, quindi, che naviga un po' incerto fra le varie coordinate dei tre ma che nel complesso si salva per i pezzi sopracitati, dimostrazioni di talento espressivo che non sempre riesce a venire a galla.
Come a dire, c'è chi ha il songwriting e c'è chi ha le doti di produzione. Non sempre si hanno tutt'e due.
(originalmente pubblicato il 10/05/08)
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