Parlando di leggende sotterranee inglesi degli anni 70, non si può fare a meno di citare gli High Tide. Un quartetto che è stato criminalmente ignorato ai tempi, perseguitato dalla sfortuna commerciale negli unici anni in cui il vero valore artistico di un espressione musicale poteva essere ricompensata dalla popolarità. Ho una fantasia che mi rincorre tutte le volte che li ascolto; senza nulla togliere alle qualità vocali di Tony Hill, il leader (un chitarrista sublime, di enorme gusto e tecnica), avrei voluto sentir cantare i loro pezzi da un Jim Morrison possibilmente sobrio e senza tante velleità di poeta o cabarettista. Un utopia in tutti i sensi, questo è chiaro... Gli High Tide fecero solo due dischi, il primo dei quali, Sea shanties, è un assoluto capolavoro della psichedelia di tutti i tempi. Da non perdere i duelli della chitarra di Hill vs. il violino di Simon House, autentici capogiri nei quali è facilissimo perdersi, nei quali i due strumenti si sovrappongono, si fondono, si rincorrono....In certi passaggi mi diverto ancora, dopo tanti ascolti, a sentire un assolo e pensare che sia la chitarra, salvo poi accorgermi che invece è il violino (o viceversa).
Sono state fatte diverse ristampe negli ultimi 20 anni, non tutte di buon livello. Alcune hanno titoli diversi ma contengono quasi gli stessi pezzi, insomma è stato fatto un po' di casino sugli inediti. Questa invece è la registrazione lo-fi vintage fatta con un mixer a 2 tracce di una jam live del 1970. Non siamo ai livelli dei due dischi in studio, ma poco ci manca. Blood Lagoon, il pezzo iniziale, è senz'altro una perla del loro repertorio, con quella aria epico-malinconica, canto da crooner e assoli romantico-virtuosi.
Un'alta marea di sensazioni e colori.
Sono state fatte diverse ristampe negli ultimi 20 anni, non tutte di buon livello. Alcune hanno titoli diversi ma contengono quasi gli stessi pezzi, insomma è stato fatto un po' di casino sugli inediti. Questa invece è la registrazione lo-fi vintage fatta con un mixer a 2 tracce di una jam live del 1970. Non siamo ai livelli dei due dischi in studio, ma poco ci manca. Blood Lagoon, il pezzo iniziale, è senz'altro una perla del loro repertorio, con quella aria epico-malinconica, canto da crooner e assoli romantico-virtuosi.
Un'alta marea di sensazioni e colori.
(Originalmente pubblicato il 18/01/2008)
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