venerdì 23 aprile 2010

Imaad Wasif - Imaad Wasif (2006)

Ho sempre diffidato dei dischi per sola voce e chitarra acustica, perchè in fondo se non si è un campione la noia è sempre dietro l'angolo pronta ad assalirti. Non è proprio una figura di primo pelo questo canadese dal nome medio-orientale; a metà degli anni '90 era in un duo chiamato Lowercase, impegnato a tessere oscure e melmose trame indie-noise. Poi ha fondato gli Alaska!, dediti ad un indie-rock post-dinosaur jr. non propriamente eccelso. Infine ha fatto il chitarrista live con gli Yeah Yeah Yeahs. Questo di due anni fa (a breve il secondo capitolo) è stato il suo debutto solista, un autentica sorpresa in ambito indie-folk. 12 pezzi assolutamente acustici, la voce, l'acustica e qualche overdubbing di elettrica in quà è in là.
I demoni interiori riversati su un piatto d'argento e metabolizzati splendidamente. Mi ha stupito molto la maturità e l'ombrosità di Wasif, un songwriter dal mood decisamente cupo. La sua voce sembra un soffio di dolore esternato, per niente stucchevole. Isolation è il suo picco d'angoscia, un grido di aiuto che stringe il cuore. Cantilene evocative come Dandelion confermano che quest'uomo sa scrivere pezzi intimisti e tormentati con ispirazione degna dei più grandi maestri del genere.
Ma non mancano impennate di positività, come il pezzo più bello del disco, Without; una semplicissima sequenza di accordi che apre all'improvviso uno squarcio di sole nel suo buio universo. E per contrasto col resto del disco, il ritornello appare così struggente nella sua ricerca di positività che fa venire letteralmente i brividi.
Un disco esorcista.

(Originalmente pubblicato il 24/03/2008)

Nessun commento:

Posta un commento