Per me, pseudo-bassista amatoriale, Jack Bruce è sempre stato un icona da imitare, un idolo da ascoltare in ogni singola nota, tant'è che ho persino comprato un'imitazione economica del suo mitico EB3. Come un altro dei miei bassisti preferiti, John Paul Jones, nasce da bambino come pianista e poi si fa le ossa come contrabbassista. In questo debutto come solista, liberatosi delle pastoie di Baker e Clapton (io sono uno di quelli che pensa che i Cream sono stati un grande gruppo solo dal vivo, come performers) continua la collaborazione con Pete Brown ai testi ma diventa un grande songwriter, raffinato, epidermico ed emozionale. Le pesanti radici blues sono superate; la facciata A è letteralmente colossale. Dopo l'apertura in stile circense di Never tell your mother... seguono 4 pezzi da enciclopedia della musica: Theme from an imaginary western, Ticket to the waterfalls, Weird of Hermiston e Rope ladder to the moon durano meno di 3 minuti ciascuno e condensano tutte le virtù di Bruce: la sua voce nasale potrà anche non piacere, ma lo svolgimento e gli arrangiamenti sono praticamente perfetti: il suo basso sgusciante e virtuoso al puro servizio del songwriting, piano e organo funzionali, due assi come Chris Spedding e Jon Hiseman ad accompagnarlo con discrezione. Il tutto che non è jazz nè blues nè tantomeno rock, è solo prima classe. Nella facciata B si trovano motivi di presa più immediata e melodici, e trova anche il tempo di fare qualche jam sincopata nel quale fare, con parsimonia, qualche numero dei suoi (To Isengard e The Clearout) che è sempre benvoluto.
Quel che si dice un classico!
(Originalmente pubblicato il 25/03/2008)
Quel che si dice un classico!
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