Una mega-rullata in flanger introduce Pill Shovel. E' l'anno di Blues for the red sun, anno di morte del grunge e di nascita dello stoner. I Monster Magnet guadagneranno successo con pazienza e costanza, e anche qualche concessione alle mode.
Ma il primo full album comprendeva ancora il chitarrista fondatore John McBain, che di lì a poco verrà sostituito da Ed Mundell, e segnalava ancora un gruppo fortemente indipendente e ispirato nel produrre space-rock divinamente retrò. Dave Wyndorf, il gran capitano, guidava il gruppo ad un concentrato di grinta, sudore ed allucinazioni che passerà notevolmente inosservato. Molto più Hawkwind che Stooges, Spine of God è secondo me il loro miglior disco. L'anno dopo passeranno su major e il suono verrà parzialmente ripulito, seppur i risultati per qualche anno saranno ancora molto positivi.
Pill Shovel e due giganti come Nod Scene e Spine of God sono labirinti di perdizione, inni alla psichedelia pesante. I sensi sono rallentati e appesantiti, le visioni sono miraggi intermittenti. Nel calderone delle chitarre fuzzate si sente odore di incenso, marijuana e si ode anche qualche sitar.
La voce di Wyndorf è una carta vetrata che incute timore.
Black Mastermind è un omaggio alla navicella spaziale di Dave Brock, in pieno stile seventies. Medicine e Snake Dance due brevi e convulse graffiate in stile Iggy Pop e fratelli Asheton co.
C'è persino una cover dei Grand Funk, tutto sommato passabile.
Nel mezzo a tutto questo ambaradan rovente e fumante c'è spazio anche per qualcosa di relativamente leggero, come le ballate di Zodiac Lung e soprattutto la splendida Ozium, che chiude con uno spiraglio di sole. Un organo celestiale conduce una epica melodia cantata da un Wyndorf finalmente rilassato, che comunque non rinuncia ad una lunghissima coda spaziale super-sballata, come nel miglior segno di tutto il disco.
Revivalisti sì, ma di gran classe.
(originalmente pubblicato il 04/04/08)
Ma il primo full album comprendeva ancora il chitarrista fondatore John McBain, che di lì a poco verrà sostituito da Ed Mundell, e segnalava ancora un gruppo fortemente indipendente e ispirato nel produrre space-rock divinamente retrò. Dave Wyndorf, il gran capitano, guidava il gruppo ad un concentrato di grinta, sudore ed allucinazioni che passerà notevolmente inosservato. Molto più Hawkwind che Stooges, Spine of God è secondo me il loro miglior disco. L'anno dopo passeranno su major e il suono verrà parzialmente ripulito, seppur i risultati per qualche anno saranno ancora molto positivi.
Pill Shovel e due giganti come Nod Scene e Spine of God sono labirinti di perdizione, inni alla psichedelia pesante. I sensi sono rallentati e appesantiti, le visioni sono miraggi intermittenti. Nel calderone delle chitarre fuzzate si sente odore di incenso, marijuana e si ode anche qualche sitar.
La voce di Wyndorf è una carta vetrata che incute timore.
Black Mastermind è un omaggio alla navicella spaziale di Dave Brock, in pieno stile seventies. Medicine e Snake Dance due brevi e convulse graffiate in stile Iggy Pop e fratelli Asheton co.
C'è persino una cover dei Grand Funk, tutto sommato passabile.
Nel mezzo a tutto questo ambaradan rovente e fumante c'è spazio anche per qualcosa di relativamente leggero, come le ballate di Zodiac Lung e soprattutto la splendida Ozium, che chiude con uno spiraglio di sole. Un organo celestiale conduce una epica melodia cantata da un Wyndorf finalmente rilassato, che comunque non rinuncia ad una lunghissima coda spaziale super-sballata, come nel miglior segno di tutto il disco.
Revivalisti sì, ma di gran classe.
Beh se non ti avessero cancellato il blog, questa non la avrei mai conoscuta!
RispondiEliminaBellissima "Spine Of God".
Blippata!
Bè, complimenti! Allora non ascolti solo Pink Floyd e Litfiba! :-)
RispondiEliminaCerto che no, dai.
RispondiEliminaIo andavo al Vidia tutti i venerdì sera approssimativamente attorno ai primi anni 90.
Ho visto lo Slego a viserbella prima della sua chiusura (localino fantastico), andavo al Velvet a Rimini tutti i sabati sera ad ascoltare la musica del Thomas Balsamini.
Più vicino c'era il Rock Planet.
Comprì?
Mo dai valà che scherzo! Ho visto che ogni tanto tiri fuori qualche vinile valido. Anch'io sono andato diverse volte ai vari Vidia/Slego/Velvet, però soltanto a vedere dei bei concerti. Mi piaceva di più bazzigare a Bologna, quando ne avevo possibilità.
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