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Arise therefore non è stato il suo disco migliore, eppure fu un episodio importante. Dopo Viva last blues del 95, un disco quasi festaiolo, Oldham si immerse in un tunnel narcotico componendo questi 11 pezzi. Sorprendentemente scelse Steve Albini come produttore, ma ascoltandolo non si direbbe; non c'è batteria umana, solo una drum box minimalissima, c'è il fratello Ned al basso e l'importante presenza di Mr. David Grubbs alle tastiere.
Stablemate chiarisce subito gli intenti dell'album; i ritmi sono lentissimi, il clima è rilassato anche se molto cupo e dimesso. Scorrendo i titoli si troverà un minimo di vita solo in No gold digger o The sun highlights the lack in each, mentre la stragrande maggioranza si muoverà su temi pressochè immobili, guidati dalla scarna chitarra di Will e dalla sua voce sgraziata, in cui gli unici colori che non sono grigio/nero sono dati dai contrappunti impeccabili di Grubbs, magistrale all'accompagnamento misurato di piano ed organo.
Un disco molto difficile e coraggioso.
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