Si potrà fare qualsiasi commento sui PF, ma una sola cosa è inconfutabile; hanno sdoganato la psichedelia in Italia.
Grazie a loro qualsiasi persona, dalla casalinga all'operaio, ha potuto ascoltare per la prima volta nella propria vita una delle migliori espressioni in assoluto dell'espansione dell'anima messa in musica. Che poi l'abbia rifiutata o l'abbia trovata indigesta, questo è un'altro discorso.
Sono molto legato affettivamente a questo bootleg, che è diviso in tre parti (qui propongo solo il live del 1969, ma nel cofanetto ci sono anche '72 e '77). Nell'estate del 1994, mentre ero ricoverato in ospedale per un operazione al setto nasale, mio fratello me ne omaggiò di una copia.Grazie a loro qualsiasi persona, dalla casalinga all'operaio, ha potuto ascoltare per la prima volta nella propria vita una delle migliori espressioni in assoluto dell'espansione dell'anima messa in musica. Che poi l'abbia rifiutata o l'abbia trovata indigesta, questo è un'altro discorso.
Ovviamente la qualità non è delle migliori, ma fotografa un periodo assolutamente magico per i 4. Ed un live ad Amsterdam non poteva che essere superbo, in pieno periodo More e Ummagumma. Innanzitutto per la presenza della rara Biding my time, possibilmente l'ultimo blues canonico che fecero, ma quale blues! Inizialmente il clima è rilassato con i rintocchi di vibrafono di Wright e un boozooki sornione, per poi diventare corrosivo grazie alla velocizzazione e ad un grande assolo acido di Gilmour. Poi una delle migliori versioni (la migliore fra quelle che ho sentito io) di Cymbaline, dilatata in 13 minuti di autentici tremori e gorgoglii lisergici. Ai tempi dei Gargamella's la volevo assolutamente coverizzare, ma non se ne fece nulla....
E poi ancora le classiche Green is the colour, Careful with that axe Eugene, sono prove di grande maestria per una band ancora giovane ma già con l'intraprendenza giusta. A chiudere una grande The narrow way pt.3, infinitamente superiore alla versione in studio. Nonostante le pesanti stonature vocali di Gilmour, il pezzo è uno dei più rappresentativi del periodo, con quell'alternarsi fra piano e forte, quasi silenzio ed esplosioni, sempre in bilico perfetto fra pastorale e acido.
(originalmente pubblicato il 16/04/08)
E poi ancora le classiche Green is the colour, Careful with that axe Eugene, sono prove di grande maestria per una band ancora giovane ma già con l'intraprendenza giusta. A chiudere una grande The narrow way pt.3, infinitamente superiore alla versione in studio. Nonostante le pesanti stonature vocali di Gilmour, il pezzo è uno dei più rappresentativi del periodo, con quell'alternarsi fra piano e forte, quasi silenzio ed esplosioni, sempre in bilico perfetto fra pastorale e acido.
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