C'era una volta un gran bel programma (non ricordo se era ancora la defunta Videomusic o se era la prima Mtv italiana) che si chiamava Indies, era solo un'ora alla settimana ma mostrava video di musica indipendente. Ci fu questa puntata, forse nel 1994, in cui l'ultimo video era Dragonaut degli Sleep. Era assolutamente artigianale, in bianco e nero, probabilmente girato con 2 sole camere e mostrava 3 ragazzi californiani intenti nel suonare alle prese con strumenti vintage e amplificatori Orange, in sei minuti di purissimo blues-metal rallentato e pesantissimo. Sembrava che la macchina del tempo ci avesse portato direttamente nel 1970 con quel video, potevano essere i Black Sabbath in sala prove, se non fosse che negli Sleep c'era un uomo che faceva contemporaneamente le parti di Osbourne e Butler, ovvero Al Cisneros. E se non fosse che il sound degli Sleep, seppur discendente senza dubbio dai primi BS, aveva una dose maggiorata di metal e psichedelia, tanto che il tempo ha reso loro molta giustizia. Credo che siano stati influenti sull'ondata stoner almeno tanto quanto i Kyuss, se non di più!
La montagna sacra è un macigno immane di pesantezze e stordimenti lisergici. Il power-trio aveva un retaggio hardcore da non sottovalutare, come si evince dall'inizio di Evil Gypsy e da Inside the sun. La già citata Dragonaut ha per l'appunto un appeal blues che la rende forse il pezzo meno pesante in scaletta. Il resto del disco è doom ottundente suonato con perizia. Pike era un chitarrista molto bravo nei soli, Haklus era un novello Ward ma secondo me l'apporto di Cisneros era il più importante; nonostante uno stile vocale monocorde e grezzissimo, il suo Rickenbacker romba grasso e gommoso per tutto il disco senza soste.
L'unica penalizzazione forse era la scarsa produzione, che non focalizza bene l'insieme. Problema che verrà risolto alla grande con il loro parto infinito nonchè ultimo capitolo, il successivo Jerusalem / Dopesmoker.
(originalmente pubblicato il 29/04/08)
La montagna sacra è un macigno immane di pesantezze e stordimenti lisergici. Il power-trio aveva un retaggio hardcore da non sottovalutare, come si evince dall'inizio di Evil Gypsy e da Inside the sun. La già citata Dragonaut ha per l'appunto un appeal blues che la rende forse il pezzo meno pesante in scaletta. Il resto del disco è doom ottundente suonato con perizia. Pike era un chitarrista molto bravo nei soli, Haklus era un novello Ward ma secondo me l'apporto di Cisneros era il più importante; nonostante uno stile vocale monocorde e grezzissimo, il suo Rickenbacker romba grasso e gommoso per tutto il disco senza soste.
L'unica penalizzazione forse era la scarsa produzione, che non focalizza bene l'insieme. Problema che verrà risolto alla grande con il loro parto infinito nonchè ultimo capitolo, il successivo Jerusalem / Dopesmoker.
(originalmente pubblicato il 29/04/08)
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