martedì 20 aprile 2010

Van Pelt - Sultans of sentiment (1997)

Da quasi quindici anni a questa parte il talento e l'originalità di Chris Leo si sono espressi/e in svariate denominazioni, a partire dall'emo-core dei Native Nod (fondamentale per il genere la raccolta dei singoli), passando per il bizzarro art-nippo-post-punk dei The Lapse!, fino ad oggi con lo schizo-folk dei Vague Angels. Ma è stato coi Van Pelt che secondo me ha raggiunto le sue vette espressive, specialmente con questo secondo (e purtroppo ultimo) Sultans of sentiment. Molto ironico il titolo, non so se più una presa in giro ai Dire Straits o all'intero genere emo-core. D'altra parte i suoi testi sono sempre stati molto immersi nel sociale, quando non nel politico. Ma si parlava di musica, e qui da dire non c'è molto, c'è solo da ascoltare un disco che dopo 10 anni non ha perso nulla in freschezza. Un colpo al cuore il primo pezzo, Nanzen kills a cat. Il cantato/recitato di Leo, le chitarre sgranate in arpeggi limpidi e la sezione ritmica compatta e mai invadente. I Van Pelt sembrano degli Slint con meno tecnica strumentale, a cui è stata fatta una iniezione di energia solare, con i chitarristi a cui sono stati sottratti i pedali del fuzz e l'overdrive!
Il disco scorre che è un piacere, fra momenti più cupi e quieti, fra rallentamenti e sprint. Un autentico caposaldo dell'indie americano degli anni '90.

(Originalmente pubblicato il 10/01/2008)

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